giovedì 10 gennaio 2008

Lazzaro Spallanzani


Nato a Scandiano nel 1729, veste, a otto anni, l’abito clericale. Sollecitato dal padre ad intraprendere lo studio della giurisprudenza, nonostante l’innata inclinazione allo studio della natura, nel 1749-1750 si iscrive alla facoltà di legge presso l’Università di Bologna. Coltiva anche le belle lettere e approfondisce la conoscenza del greco e del francese. Riesce infine a superare la resistenza paterna e abbandona gli studi legali per dedicarsi a quelli naturalistici. Dal 1757 al 1762-1763 ottiene l’incarico per le lezioni di fisica e matematica all’Università Reggiana, istituita da Francesco III d’Este 5 anni prima.

Nel 1762, per confutare la teoria della generazione spontanea, inizia le ricerche sugli “animaletti infusori” e proprio questi studi sperimentali daranno l’avvio alla sua carriera scientifica, che sarà caratterizzata da innumerevoli viaggi, spostamenti, studi “sul campo”, proprio come suggerito nella sua “Picciola memoria relativa al modo con cui il Professore di Storia Naturale della Regia Università di Pavia suole combinare la parte sistematica della Scienza che insegna con lo spirito di osservazione”.

Le numerose escursioni ora sull’Appennino, ora a Como e sulle montagne circostanti, poi a Genova, sulla Riviera di Levante, a Marsiglia, sulla costa Adriatica, e ancora a Portovenere, alle Alpi Apuane e in Garfagnana, alla Salsa e ai pozzi di petrolio di Montegibbio nel modenese, nelle Due Sicilie, sul Vesuvio, sull’Etna, e alle isole Eolie, danno a Spallanzani l’occasione di interessarsi volta per volta alla fauna del mare, di dedicarsi alle osservazioni geologiche e mineralogiche, agli studi sul fenomeno elettrico della torpedine, alle osservazioni geofisiche e chimiche, agli studi sui fenomeni vulcanici.
Anche quando il risultato delle escursioni non è la pubblicazione di qualche scritto scientifico, il viaggio risulta comunque proficuo per la raccolta di materiale per il Museo di Pavia. Durante il viaggio di studio in Svizzera, compiuto nel 1779, visita le Università e le molte collezioni di storia naturale di numerosi studiosi, mentre in quello, effettuato via mare, nell’agosto del 1785 alla volta di Costantinopoli, compie studi sulla flora e sulla fauna delle località visitate, fa osservazioni meteorologiche, si interessa ai costumi e alla vita di quelle popolazioni. Durante il ritorno via terra raccoglie casse di minerali in alcune miniere della Transilvania, nelle saline di Saltzbourg, nei giacimenti auriferi e argentiferi di Zalatina, nei monti metalliferi della regione carpatica, mentre una sosta ad Orbetello gli permette di fare notevoli osservazioni sulle anguille della laguna.

Spallanzani, che morirà nel 1799, fu un grande biologo e fisiologo, si interessò di geologia, mineralogia, chimica e fisica ed ebbe una grande preparazione letteraria. Le sue numerose scoperte lo fecero precursore di più di una moderna disciplina scientifica. Egli viene ricordato soprattutto per le sue ricerche dimostranti l’impossibilità della generazione spontanea, la digestione, la riproduzione e la fecondazione. Per queste ultime mostrò la necessità del contatto intimo del liquido seminale con l’uovo e giunse alla realizzazione della fecondazione artificiale. Non meno grandi furono le scoperte sulla respirazione dei tessuti, sull’azione del succo gastrico per la digestione degli alimenti e sui meccanismi della circolazione del sangue, e sulla presenza dei globuli bianchi nel sangue.

Giovanni Antonio Scopoli



Giovanni Antonio Scopoli (Cavalese, 3 giugno 1723 – Pavia, 8 maggio 1788) è stato un medico e naturalista italiano.
Scopoli nacque a Cavalese, nella Val di Fiemme; suo padre era un avvocato. Ottenuta la laurea in medicina all'Università di Innsbruck, esercitò la professione di medico, prima a Cavalese e poi a Venezia. In quel periodò cominciò a collezionare piante ed insetti rinvenuti nelle Alpi. Per due anni fece da segretario privato al Conte di Seckan ed, in seguito, divenne medico delle miniere in Idria, un piccolo villaggio della Slovenia, rimanendo lì per sedici anni. Nel 1761 pubblicò De Hydroargyro Idriensi Tentamina, che trattava dei sintomi dovuti all'avvelenamento da mercurio causato dal lavoro in miniera.
Scopoli trascorse molto tempo a studiare la natura locale, pubblicando nel 1760 la Flora Carniolica e un'importante opera di entomologia.
Illustrazione tratta da Deliciae Flora et Fauna Insubricae. Descrisse, minuziosamente, i caratteri macroscopici e caratterizzanti di 187 specie fungine, dividendole in 11 Generi secondo la sistematica del Linneo. Le specie a che portano il suo nome sono una trentina, ricordiamo: Amanita caesarea, Clitocybe inversa, Macrolepiota procera, Sarcoscypha coccinea.Un'altra sua opera fu Anni Historico-Naturales (1769-72), che comprende le descrizioni di nuove specie di uccelli provenienti da varie collezioni.Nel 1769, Scopoli si stabilì a Banská Štiavnica come professore incaricato al Mining Academy, e, nel 1777, si trasferì all'Università di Pavia. Il suo ultimo lavoro fu Deliciae Flora et Fauna Insubricae (1786-88), che include i nomi scientifici di uccelli e mammiferi descritti da Pierre Sonnerat nei suoi appunti di viaggio.L'alcaloide Scopolamina venne così chiamato in suo onore.

Visita all'orto e alle sue piante







Arboreto

Ospita diverse specie arboree ed arbustive originariamente in prevalenza esotiche, attualmente arricchito con diverse specie delle foreste dell'Italia boreale. Dell'impianto originario, attribuito allo stesso Scopoli, rimane un monumentale Platanus hybrida (45 m di altezza, 7.30 m di circonferenza a 1 m dalla base).




Azalee

Pur non avendo un particolare valore scientifico, meritano di essere ricordati i due folti gruppi di azalee (Rhododendron indicum) coltivatein diverse varietà ed impiantate con evidenti scopi estetici a cura di R. Ciferri. La loro fioritura, assieme a quella del Roseto, è considerata dalla cittadinanza un elemento acquisito del verde urbano.







Roseto

Istituito da R. Ciferri, che diresse l'Istituto di Botanica e l'Orto dal 1943 al 1964 è attualmente suddiviso in tre grandi aree: un folto gruppo di rose selvatiche, raccolte nelle aiuole marginali, con specie e ibridi naturali rappresentativi delle sezioni dei sottogeneri Hultemia, Eurosa ed Hesperhodos, denominate secondo le classificazioni adottate per le flore delle regioni d'origine; le rose antiche, collocate in modo da evidenziare, ove possibile, i legami con le sezioni precedenti; gli ibridi moderni, ospitati nelle aiuole centrali.





Serra caldo umida

Fu costruita durante la direzione di Ruggero Tomaselli e attualmente contiene diverse specie esotiche di Palme, Pteridofite, Aracee, Euforbiacee, Liliacee, Marantacee, ecc.


Serra delle piante utilitarie

Questa serra, che ospita una serie di piante esotiche da frutto, aromatiche, da legno e ornamentali, è utilizzata anche come serra di ricovero invernale di piante in vaso. Vi è mantenuto anche un gruppo di individui di Cyperus papyrus in pieno rigoglio, introdotto dalle stazioni siciliane.


Serre scopoliane

Sono formate da due corpi collegati da un atrio comune. Nel corpo orientale è mantenuta una serie di specie di Cicadine tra le più rappresentative dal punto di vista didattico. Nel corpo occidentale si trova una collezione di piante succulente di vecchia costituzione e integrata più volte con donazioni da parte di privati. Vi sono specie di Cactacee, Liliacee, Composite, Asclepiadace, Euforbiacee, Vitacee.





Settore delle angiosperme
Si estende su tutta la parte compresa tra il corpo dell'Istituto e le serre di Scopoli. Durante la direzione di R. Ciferri questa parte di Orto era occupata dall'ampia collezione di Rose coltivate. Attualmente sul medesimo disegno delle aiuole si trovano diversi alberi e cespugli di cui si possono ricordare Davidia involucrata, Pterocarya fraxinifolia, Firmiana simplex, alcune specie di Acer, di Tilia, Quercus, Betula, Cornus, Juglans. La densità degli alberi e la presenza di alcune Gimnosperme (Podocarpus andina, Picea), pone localmente seri problemi per un loro accrescimento regolare, per cui è in programma una revisione di questo settore. In aiuole che fiancheggiano i viali sono invece coltivate Angiosperme erbacee della flora italiana ed esotica; in un angolo di questo settore alcune piante di Tè in piena terra e non riparate d'inverno, producono regolarmente fiori e semi vitali. L'introduzione di Thea sinensis a Pavia risale al 1890.





Piante nemorali
E' ospitata nell'aiuole triangolari che fiancheggiano il viale di accesso alle Serre scopoliane. E' costituita da alcune specie erbacee caratteeristiche del sottobosco delle foreste planiziali e che sono in vario grado minacciate.

Dopo questa lunga visita è arrivata l'ora di un momento di relax. Infatti, all'interno dell'Orto Botanico è anche possibile rilassarsi ammirando le meraviglie della natura!


L' Orto Botanico e la sua storia



L'insegnamento della botanica a Pavia iniziò nel 1546 nell'ambito degli studi medici come "lettura dei semplici", cioè come descrizione delle piante usate come componenti di ricette farmaceutiche. E' probabile che fin dal 1520 esistesse già a Pavia, presso l'abitazione di Leonardo Leggi, un orto con collezioni di piante officinali.
L’Orto Botanico pavese si trova nell’attuale sede dagli ultimi decenni del 1700, dopo una complessa sequenza di tentativi per trovare una sede idonea alla coltivazione e all’insegnamento dei semplici nella facoltà medica. Grazie a Witman nel 1773 fu istituito nella sede attuale l'Orto
botanico.



Nel 1777, quando assunse la direzione Giovanni Antonio Scopoli (1777 - 1788), l'Orto Botanico aveva un assetto molto simile a quello attuale, soprattutto per gli edifici e la perimetrazione.
Egli arricchì le collezioni con scambi di semi e di piante, e promosse il rifacimento delle già citate serre, dette di Scopoli, facendone sostituire le strutture lignee con quelle in muratura. Aumentò inoltre le strutture per la coltura di piante mediante "pulvilli", riparabili con vetri, esistenti ancora oggi.

Dal 1997 l'Orto Botanico fa parte del Dipartimento di Ecologia del Territorio e degli Ambienti Terrestri, nel quale è confluito l'Istituto di Botanica. Dalla stessa data inizia la direzione di Alberto Balduzzi (1997-2002) durante la quale si sono gettate le basi di una collezione di piante officinali. Inoltre sono stati eseguiti importanti interventi di restauro manutentivo. L'attuale direttore è Francesco Sartori.