giovedì 10 gennaio 2008

Museo di storia naturale - collezione

Collezione di vertebrati







Le collezioni di vertebrati naturalizzati, completamente restaurati, sono state recentemente allestite in un deposito reso idoneo alla loro conservazione e fruibile in occasioni particolari anche dal pubblico. Si tratta di circa 10.000 esemplari disposti secondo il numero progressivo d’inventario per facilitarne la consultazione. Per molti di essi, attraverso le documentazioni archivistiche, è possibile la ricostruzione del percorso storico.






Nell’esemplificazione del materiale, tra i preparati di epoca spallanzaniana che ancora si conservano, sono rilevanti un tursiope (Tursiops truncatus) acquisito da Spallanzani nel 1781 durante il viaggio a Marsiglia; un coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus), donato dal conte Giacomo Sannazari nel 1782; un ippopotamo (Hippopotamus amphibius) giunto da Mantova nel 1783 e oggetto di una lunga contesa conclusasi con l’invio a Mantova di una serie di duplicati di minerali in cambio; la collezione del medico olandese van Hoey, ricca di pesci e rettili.







la collezione è comprensiva anche di uno squalo (Isurus oxyrhynchus) proveniente dallo stretto di Messina, acquistato dall’abate Gaetano Grano nel 1790.


I rettili dalla mole possente comprendono anche un pitone, una anaconda e un alligatore.




Nella rassegna di pesci marini e d’acqua dolce, meritano particolare considerazione la collezione di pesci dipnoi acquisita da Pavesi e un raro esemplare di celacantide Latimeria chalumnae, donata al museo in anni più recenti.





La consistente collezione ornitologica comprende anche gli uccelli del Paradiso donati dal Marchese Giacomo Doria e ua splendida coppia di Condor delle Ande (Vultur gryphus) catturati in Cile dall’esploratore Gaetano Osculati nel 1835 .




Tra i carnivori è notevole una coppia di giovani leoni di Barberia (Panthera leo leo) acquistati a Parigi nel 1812 e preparati in sede dal celebre naturalista e embriologo Mauro Rusconi. Completo è l’ordine dei proboscidei con un giovane elefante indiano (Elephas maximus), acquisito da mangili nel 1812, e un elefante africano (Loxodonta africana) pervenuto in collezione durante la direzione di pavesi.























Collezione di invertebrati






Gli esemplari di invertebrati ammontano a circa 100.000 unità, distribuiti nelle classi di pertinenza.Tra le collezioni più antiche ci sono i coralli su ossidiana raccolti da Spallanzani al Castello di Lipari, durante il famoso viaggio al regno delle due Sicilie nel 1788. Di notevole pregio è la collezione di vermi viscerali del Pastore Giovanni Augusto Goeze acquistata da Giuseppe II nel 1787.

Si tratta di una ingente raccolta di parassiti intestinali di assoluto valore scientifico, comprendendo molti ‘tipi’, ossia esemplari sui quali è stata descritta la specie.A spiegare il moderno concetto di biodiversità rientra la collezione di circa 20.000 conchiglie terrestri e d’acqua dolce raccolte da Arturo Issel e acquistate da pavesi nel 1894. Di Pavesi, noto studioso di aracnologia, il museo conserva, tra l’altro, la collezione di ragni.Di grande pregio è la raccolta di spugne radunata, studiata e donata al Museo da Balsamo Crivelli.Tra gli esemplari di crostacei si impone, con i suoi oltre due metri, un granchio gigante del Giappone.
abbiamo inoltre...


Sezione di anatomia comparata

il museo presenta anche una sezione di anatomia comparata, eterogenea per tipologia di materiali, raggruppa sia preparati di organi conservati in modi differenti, sia apparati scheletrici.

Accanto ad esemplari di piccole e medie dimensioni ci sono gli scheletri completi di un elefante, una giraffa, e una balenottera comune (Balenoptera physalus). Quest’ultima, spiaggiatasi a Levanto, nei pressi di La Spezia, nel 1902, fu acquistata nello stesso anno da Leopoldo Maggi, direttore del Museo di anatomia comparata. Tra i reperti osteologici dei cetacei è eccezionale la presenza di una mandibola, una scapola e una vertebra di Balena della Groenlandia (Balena mysticetus), che furono donate dal governo asburgico a Spallanzani nel 1793.


Sezione di paleontologia

L’antico Museo di Mineralogia nel corso del ‘900 è andato incontro ad una serie di suddivisioni.

Le collezioni geo-mineralogiche sono confluite nel museo annesso al Dipartimento di Scienze della Terra: quelle di attinenza paleontologica, destinate all’erigendo Museo di Storia Naturale, sono tuttora giacenti presso il Castello Visconteo. Un piccolo nucleo di reperti di pietre laviche riportate da Spallanzani dal viaggio alle isole vulcaniche e alcuni fossili acquistati nel 1774 da Antonio Fabrini, direttore della zecca di Firenze, è stato invece trasferito al Museo per la Storia dell’Università al momento della costituzione di quest’ultimo (1932). La sezione paleontologica del museo naturalistico possiede ricche collezioni di vertebrati fossili. Fra queste, una delle più importanti, sia dal punto di vista storico sia da quello scientifico è senz’altro quella dei pesci del Monte Bolca.

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